La campagna del pomodoro da industria è ormai giunta alla conclusione del suo naturale ciclo colturale. È quindi tempo di fare un bilancio, analizzando e facendo un excursus sui principali mercati mondiali: California, Italia e Penisola Iberica.
L’obiettivo di quest’articolo è quello di condividere una panoramica chiara e aggiornata sia delle peculiarità pedo-climatiche dei diversi areali di coltivazione, sia delle diverse esigenze delle industrie di trasformazione.
Inoltre, considerato il contesto di mercato in continua evoluzione e l’impatto notevole che il cambiamento climatico sta avendo sull’agricoltura, è fondamentale valutare anche eventuali modifiche o aggiornamenti nei programmi di miglioramento genetico già attivi e proficui, così da favorire i trend dei diversi mercati.
Differenze ed esigenze comuni
Dal punto di vista climatico, anche in presenza di significative differenze di temperatura e umidità, gli areali produttivi condividono la necessità di ottimizzare l’uso delle risorse idriche a disposizione, cercando di evitare qualsiasi spreco.
Per questo motivo sono attive numerose sperimentazioni per valutare le conseguenze della riduzione dell’apporto di acqua in fase di irrigazione, in modo tale da migliorarne la resa.
Grazie all’uso combinato di sonde inserite nel terreno fino a 60 cm di profondità e di programmi satellitari che riescono ad evidenziare l’evapotraspirazione delle piante in campo, è emerso che, per alcune varietà di pomodoro da industria, una riduzione fino al 20% dell’apporto idrico tramite irrigazione a goccia non compromette né la resa per ettaro, né tantomeno la qualità del prodotto ottenuto.
Un’altra esigenza comune in tutti le aree è il mantenimento di una buona capacità di allegagione delle piante anche con temperature elevate. Il costante aumento delle temperature a livello globale può infatti comprometterne la produttività, soprattutto nelle varietà meno recenti, sviluppate in un periodo in cui questo fenomeno era meno accentuato.
Per affrontare questa sfida, Bayer ha avviato, già da qualche anno, un programma di miglioramento genetico che possa garantire un’ottima allegagione delle varietà, anche nei periodi più caldi del ciclo colturale.
Produttività
Uno dei temi principali di confronto con i colleghi è stato quello della ricerca del numero ideale di piante ad ettaro che spesso, varia significativamente anche all’interno della stessa regione.
In California si piantano tra le ventimila e le venticinquemila piante per ettaro; in Extremadura intorno alle ventisettemila; mentre in Italia si può arrivare fino a trentatremila piante ad ettaro, soprattutto per la tipologia “square/round”.
Queste differenze da zona a zona dipendono soprattutto da fattori di natura ambientale e hanno richiesto anni e anni di prove per far sì che ogni areale trovasse il suo equilibrio, sia come numero di piante, sia come disposizione delle file (a fila singola o binata) e infine anche come metodo di irrigazione e pacciamatura.
Le insidie
Anche riguardo ai principali patogeni e/o parassiti che attaccano il pomodoro da industria si possono presentare alcune differenze sostanziali.
Alcune minacce sono comuni in tutte le zone, come il Verticillium dahliae/albo-atrum race 0 ed il Fusarium oxysporum f. sp. lycoperici races 0 and 1, il Tomato spotted wilt virus, lo Pseudomonas syringae pv. tomato, la Phythophthora infestans, Nematodi ed acari.
Altri patogeni emergenti di cui si nota una presenza sempre più diffusa sono: Phytophthora nicotianae e Alternaria spp. in tutti gli areali, mentre in California ed in Extremadura si registra una maggiore presenza di Fusarium oxysporum f. sp. lycoperici race 2. Le zone più umide invece, come la Pianura Padana, devono affrontare la minaccia di Xanthomonas campestris pv. Vesicatoria, mentre il ceppo “rb” del Tomato spotted wilt virus si sta diffondendo in Sud Italia e in California.
Tra le infestanti difficili da controllare, si segnala invece la diffusione dell’Orobanche spp. (Broomrape in California), una sfida complicata per tutte le aree.
Il ruolo della ricerca
Il lavoro della ricerca deve sempre tenere in considerazione sia le esigenze degli agricoltori, sia quelle del mercato.
Da una parte l’obiettivo è quello di sviluppare nuovi ibridi che soddisfino le esigenze dell’agricoltore: resistenti a patogeni, tolleranti a problematiche abiotiche, ad esempio alla spaccatura e al marciume apicale dei frutti, capaci di allegare anche ad alte temperature e con buona tenuta in campo.
Dall’altra, non si può ignorare le necessità delle industrie di trasformazione: uniformità nella forma e nella pezzatura (soprattutto per il mercato del Pelato), alto grado zuccherino, colore intenso della polpa, pH nei limiti e viscosità.
Per poter rispondere in modo puntuale a tutti gli interlocutori è fondamentale conoscere in modo approfondito le tendenze di mercato, sapendo che ogni varietà sviluppata arriverà sul mercato non prima di 4 anni, quando le richieste del mercato potrebbero essere già cambiate.
La possibilità di visitare i principali areali produttivi, consente di avere confronti con colleghi di tutto il mondo e consente a Seminis di affrontare le sfide del medio e lungo periodo.
La stagione 2024: il punto della situazione in Italia
La campagna di raccolta del pomodoro 2024 ha presentato scenari contrastanti tra nord e sud Italia. Al nord, la stagione è iniziata in salita: le piogge persistenti di maggio hanno ritardato i trapianti, molti dei quali sono stati spostati a giugno, anch’esso segnato da ulteriori instabilità meteorologiche e rischi fitosanitari per le giovani piantine. A complicare la situazione è arrivato il caldo intenso di luglio e agosto, che ha ostacolato ulteriormente la crescita. Secondo l’Organizzazione Interprofessionale (OI), al 22 settembre il volume di pomodoro trasformato è stato di 2,2 milioni di tonnellate con un grado Brix medio di 5,03, ma il volume finale atteso si aggira intorno ai 2,4 milioni di tonnellate, comunque inferiore alle aspettative. Al sud, diversamente, la raccolta ha registrato risultati positivi: oltre 2,75 milioni di tonnellate trasformate al 22 settembre, con una previsione finale di 2,8 milioni, portando il totale nazionale a 5,25 milioni di tonnellate. Ciò nonostante, la resa è stata comunque ridotta, a causa anche del Brix medio più basso e una selezione più rigorosa dei pomodori che, scottati dal sole, hanno limitato la produzione di prodotti finiti come pelati, polpa e passata.
Si dovrà ancora capire come chiuderà la stagione per trarre conclusioni definitive, ma è chiaro che, per affrontare le ormai costanti difficoltà climatiche, è essenziale puntare su varietà capaci di garantire piante coprenti, resistenti ai principali patogeni e in grado di sopportare le alte temperature.
In questo contesto, Seminis propone una vasta selezione di varietà di pomodoro da industria, progettate per soddisfare le più attuali esigenze degli agricoltori e dell'industria conserviera.