La gestione delle malattie del cavolfiore

  • Per gestire le malattie del cavolfiore bisogna ricorrere a una combinazione di strategie colturali e di difesa chimica.
  • Le varietà di cavolfiore commerciali non presentano resistenze genetiche alle malattie più comuni.
  • I fungicidi sono prescritti per essere utilizzati nella gestione di diverse malattie del cavolfiore

 

1. Marciume nero

Il marciume nero è causato dal batterio Xanthomonas campestris pv. campestris ed è una delle malattie più importanti delle brassicacee in tutto il mondo (Immagine 1).

Questo batterio può essere presente nei semi e da lì può propagarsi sulle piantine infettandole. Penetra attraverso le ferite che possono essere state causate dagli attrezzi, dai morsi degli insetti, dalla grandine o da ustioni da concime.

Con temperature elevate e in condizioni di umidità i batteri si moltiplicano a grande velocità e l’espansione della malattia può diventare di carattere epidemico.

La gestione del marciume nero si concentra sull’utilizzo di adeguate pratiche culturali sanitarie. Quando si osservano i sintomi di questa malattia su qualsiasi coltura di brassicacea, è consigliabile attuare una rotazione di due o tre anni prima della successiva coltura, così da scongiurare il pericolo di trasmettere l’infezione.

I sovesci a base di brassicacee, con specie quali senape, ravanello selvatico e borsa del pastore, andrebbero evitati, così come sarebbe il caso di non piantare dove sono stati scaricati i detriti di altre colture di brassica. Anche la pratica della doppia coltura in presenza di marciume nero è assolutamente sconsigliabile.

 

Immagine 1. Sintomi fogliari del marciume nero sulle crucifere

È fondamentale utilizzare sementi sane e prevenire l’infezione delle piantine nelle fasi che precedono trapianto. A questo proposito ricordiamo che potare le piantine prima del trapianto può provocare un’infezione diffusa ed è quindi sconsigliabile.

Altre precauzioni utili sono:

  • evitare che i lavoratori o le attrezzature entrino in campo quando le piante sono bagnate se sono presenti sintomi di marciume nero;
  • pulire accuratamente le attrezzature che sono state utilizzate in campi affetti da marciume nero;
  • rinunciare, se possibile, all’irrigazione aerea e avere cura di non irrigare con acqua che potrebbe essere stata contaminata dal deflusso superficiale dai campi infestati.

L’utilizzo di composti di rame fissi (solfato di rame, idrossido di rame e altri) aiuta a ridurre la diffusione del marciume nero, ma in condizioni di umidità persistente potrebbe non essere sufficiente. L’aggiunta di Mancozeb o Maneb, però, ne aumenta l’efficacia contro questa malattia.

Le ferite degli insetti possono essere veicolo di infezione, pertanto una gestione ottimale delle infestazioni da insetti nelle colture di cavolfiore aiuterà a evitare questo tipo di patologia. Incorporate i residui di coltura subito dopo il raccolto, così da accelerare la riduzione dell’inoculo per le successive colture.

 

2. Ernia del cavolo

La Plasmodiophora brassicae è un organismo presente nel suolo che causa la malattia cosiddetta “ernia del cavolo”. Questo agente patogeno può sopravvivere nel terreno fino a 20 anni in assenza di un ospite adeguato.

La malattia si sviluppa più rapidamente in terreni caldi, umidi e acidi, causando gonfiore e distorsione dei sistemi radicali (Immagine 2).

La strategia di gestione più efficace è prevenire l’introduzione dell’agente patogeno in campi sani, trapiantando solo esemplari sani e pulendo accuratamente le attrezzature prima di utilizzarle in un campo sano.

  • Evitate i campi con drenaggio scarso o nei quali vi siano stati precedenti di questa malattia;
  • rinunciate a coltivare campi nei quali siano stati scaricati i detriti di altri raccolti di brassiche;
  • praticate rotazioni dai tre ai cinque anni tra le colture di brassiche, per ridurre le possibilità che l’agente patogeno si stabilisca. È stato dimostrato che le rotazioni con mais o erba medica contribuiscono a ridurre i livelli di inoculo dell’ernia del cavolo.

 

Deformità delle radici (galle) causate dall’ernia del cavolo Immagine 2. Deformità delle radici (galle) causate dall’ernia del cavolo

Se l’ernia del cavolo è già presente, consigliamo di aumentare il pH del terreno a 7,2 utilizzando calce macinata. Questa pratica è efficace nei campi nei quali sono presenti piccole aree infette ma che sono in larga parte privi di agenti patogeni.

L’aumento del pH del suolo non è granché efficace quando le popolazioni di patogeni sono in numero elevato. La tipologia di calce utilizzata può influire sull’efficacia: infatti, la calcio cianammide risulta tra tutti uno dei trattamenti più efficaci. Possono essere necessarie applicazioni annuali di calce.

Anche i sovesci, l’applicazione di ammendanti organici del suolo e la solarizzazione del terreno possono contribuire ad abbassare i livelli e ridurre la vitalità dell’inoculo di ernia del cavolo. È stato dimostrato, inoltre, che alcuni fungicidi tra cui ciazofamid, fluazinam e PCNB riducono l’incidenza e la gravità di questa patologia.

 

3. Peronospora

La peronospora è causata da un organismo simile a un fungo, la Hyaloperonospora parasitica: si tratta di un parassita obbligato, che necessita di piante vive per crescere e riprodursi.

La malattia colpisce le foglie (Immagine 3), il gambo e la testa del cavolfiore. L’agente patogeno può sopravvivere su colture e piante infestanti ma anche, sotto forma di spore, nei residui di raccolti infestati.

La peronospora è favorita da condizioni meteo umide, con temperature intorno ai 15-22 gradi.

 

Sintomi fogliari della peronospora sulle crucifere Immagine 3. Sintomi fogliari della peronospora sulle crucifere

I programmi di contrasto alla peronospora dovrebbero includere rotazioni di almeno tre anni tra successive colture di brassiche.

È fondamentale piantare i cavolfiori in campi ben drenati, con una buona circolazione d’aria, per ridurre la probabilità di infezione. Anche tenere sotto controllo l’umidità del fogliame, riducendo la densità di trapianto e gestendo i programmi di irrigazione, può essere molto utile.

Evitate l’irrigazione dall’alto, se possibile, e non utilizzate fonti d’acqua che potrebbero essere state contaminate dal patogeno. Inoltre, ricordate sempre di distruggere tempestivamente i residui del raccolto.

In alcune aree potrebbe rendersi necessario l’utilizzo di fungicidi. Vi consigliamo di consultare le normative regionali per verificare quali prodotti siano attualmente registrati per l’utilizzo contro la peronospora del cavolfiore.

I fungicidi di alcuni gruppi FRAC (fungicidi con diverse modalità di azione) dovrebbero essere miscelati o applicati in modo alternato per impedire lo sviluppo di resistenze a queste sostanze nelle popolazioni di peronospora. La resistenza di questi patogeni al metalaxil è molto comune e limita fortemente l’efficacia di questo fungicida.

Purtroppo, ad oggi non esistono varietà commerciali di cavolfiore che offrano una resistenza alla peronospora.

 

4. Marciume bianco da Sclerotinia

Il fungo fitopatogeno Sclerotinia sclerotiorum (Immagine 4) ha una gamma molto ampia di ospiti sui quali si può annidare, comprese: oltre alle brassiche, soia, fagioli, piselli, pomodori, melanzane, peperoni, lattuga, carote e cucurbitacee e molte altre colture.

Questo fungo può sopravvivere per diversi anni nel terreno anche in assenza di colture ospiti. La propagazione dell’infezione è favorita da periodi di fresco (intorno ai 15 gradi) in presenza di terreni umidi vicini alla saturazione.

Per abbassare i livelli di inoculo sono necessari cicli di rotazione di almeno tre anni tra le varie colture che potrebbero ospitare questo patogeno.

 

Sintomi del marciume bianco su un cavolfiore Immagine 4. Sintomi del marciume bianco su un cavolfiore

I programmi di contrasto alla peronospora dovrebbero includere rotazioni di almeno tre anni tra successive colture di brassiche.

È fondamentale piantare i cavolfiori in campi ben drenati, con una buona circolazione d’aria, per ridurre la probabilità di infezione. Anche tenere sotto controllo l’umidità del fogliame, riducendo la densità di trapianto e gestendo i programmi di irrigazione, può essere molto utile.

Evitate l’irrigazione dall’alto, se possibile, e non utilizzate fonti d’acqua che potrebbero essere state contaminate dal patogeno. Inoltre, ricordate sempre di distruggere tempestivamente i residui del raccolto.

In alcune aree potrebbe rendersi necessario l’utilizzo di fungicidi. Vi consigliamo di consultare le normative regionali per verificare quali prodotti siano attualmente registrati per l’utilizzo contro la peronospora del cavolfiore.

I fungicidi di alcuni gruppi FRAC (fungicidi con diverse modalità di azione) dovrebbero essere miscelati o applicati in modo alternato per impedire lo sviluppo di resistenze a queste sostanze nelle popolazioni di peronospora. La resistenza di questi patogeni al metalaxil è molto comune e limita fortemente l’efficacia di questo fungicida.

Purtroppo, ad oggi non esistono varietà commerciali di cavolfiore che offrano una resistenza alla peronospora.

 

5. Appassimento da Verticillium Dahliae

Il fungo che provoca l’appassimento in questione ha un’ampia gamma di colture ospiti, tra cui molte specie coltivate e infestanti. Le strutture chiamate microsclerozi, prodotte dall’agente patogeno, possono sopravvivere nel terreno anche per molti anni.

Si consigliano rotazioni a lungo termine delle colture con il ricorso a colture non soggette a questo patogeno, come i cereali.

Anche la fumigazione del suolo si è dimostrata utile in alcune situazioni, ma i risultati delle prove in campo hanno dato risultati contrastanti.

I broccoli non ospitano il Verticillium dahliae: per questo, l’incorporazione di residui di broccoli nel terreno può essere utile come forma di bio-fumigazione per abbassare i livelli di inoculo di questo patogeno.

È bene avere cura di non introdurre il Verticillium in campi non infestati attraverso l’utilizzo di apparecchiature contaminate.

Ad oggi non esistono varietà di cavolfiore che dichiarino resistenze all’appassimento da Verticillium, ma senz’altro alcune varietà possono essere più tolleranti alla malattia rispetto ad altre.

SOURCES

1 Rimmer, S., Shattuck, V, and Buchwaldt, L. 2007. Compendium of Brassica diseases. American Phytopathological Society, St. Paul.

2 Reiners, S., Wallace, J., Curtis, P., Helms, M., Landers, A., McGrath, M., Nault, B., and Seaman, A. 2018. Cornell Integrated Crop and Pest Management Guidelines for Commercial Vegetable Production. Cornell Cooperative Extension.

3 Koike, S. and Subbarao, K. 2007. UC pest management guidelines – cole crops. UC IPM. http://ipm.ucanr.edu/PMG/selectnewpest.cole-crops.html.

4 Egel, D., Foster, R., Maynard, E., Weller, S., Babadoost, M., Nair, A., Rivard, C., Kennelly, M., Hausbedk, M., Szendra, Z., Hutchinson, B., Orshinsky, A., Eaton, T., Welty, C., and Miller, S. 2018. Midwest vegetable production guide for commercial growers 2018.

5 Vallad, G., Smith, H., Dittmar, P., and Freeman, J. 2017. Vegetable Production Handbook of Florida 2017-2018. UF-IFSA.

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